Una musa per Temi
Umberto Apice
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Belletristik/Erzählende Literatur
Beschreibung
Umberto Apice si è proposto, attraverso l’osservazione di opere letterarie, di ricercare il sentimento della giustizia, le mutevolezze del diritto e le distonie dei rimedi inventati dagli uomini. È quello che da alcuni decenni ha cominciato a fare il movimento chiamato
Law and Literature,
sorto negli Stati Uniti ma oggi diffuso in molti Paesi del mondo.
Nel libro si sono seguiti più criteri metodologici. Alcuni capitoli o paragrafi sono dedicati a singoli autori (Kafka, Cechov); altri a singole opere (
Il contesto,
La panne, ecc.); altre volte il perno del discorso è un particolare processo (processo a Socrate, processo a Galileo Galilei, ecc.). Non mancano capitoli intorno a singole aree tematiche (
Il volto tragico della Giustizia sulle esecuzioni capitali e sulla Santa Inquisizione,
Reclusione e letteratura sugli scrittori in carcere, ecc.).
Nonostante la serietà e complessità dei temi trattati, il taglio – mai basso e mai specialistico – è sempre piacevolmente “leggero”, perfino quando l’approfondimento è stato ritenuto necessario. Bisogna pensare che non è solo il diritto penale, ma sono tutti i settori del diritto, a incrociarsi con la letteratura: dal diritto di famiglia (
Filumena Marturano) al diritto successorio (
Circolo Pickwick di Dickens), al diritto commerciale (
Il Mercante di Venezia) e al diritto del lavoro (
Memoriale di Volponi). Alcuni testi sono di per sé ambivalenti:
Dei delitti e delle pene di Beccaria è diritto o letteratura? È tutto un campo di ricerca inesauribile: il diritto è nella letteratura (
Law in Literature), come può essere Letteratura (
Law as Literature). Ma, soprattutto, una riflessione comparata su diritto e letteratura porta a considerare che entrambe le esperienze scaturiscono da quella radice comune che è l’eterno fallimento dell’uomo nel tentativo di far coincidere l’essere con il dover essere. D’altronde, il mondo del diritto è una continua palestra per la conoscenza delle eziologie comportamentali, mentre la letteratura, già sensibilissimo sismografo delle devianze di ogni tipo, può offrire, accanto alla forza coercitiva del diritto, lo stigma e le sanzioni culturali avverso i comportamenti antisociali.
Umberto Apice è nato a Torre del Greco (NA) nel 1941. Ha svolto una lunga carriera in magistratura, prima a Firenze e poi a Milano e Roma, città dove attualmente vive. A Firenze frequenta Geno Pampaloni, grazie al quale entra in contatto con la rivista
Nuovi Argomenti (all’epoca diretta da Alberto Moravia, Pier Paolo Pasolini e Alberto Carocci) e vi collabora con scritti di narrativa. Ha pubblicato:
La corda tesa (romanzo breve), in
Nuovi Argomenti, Roma, 1971;
Attacco al cuore, Roma, 1988 (romanzo);
Tracce confuse verso l’alba, Sulmona, 2001 (romanzo);
Processo a Pasolini. La rapina del Circeo, Bari, 2007 (cronaca-saggio);
Nelle stanze di Joyce, Roma, 2013 (romanzo-biografia);
Questa conoscenza ultima (racconti), Milano, 2014;
Anni e disinganni (romanzo), Milano, 2015. Nel 2012 gli viene attribuito il premio di narrativa “giallolatino”. È presidente della Giuria del Premio letterario
RIPDICO – Scrittori della Giustizia,
e condirettore della collana di narrativa
Versus – giuristi raccontano della casa editrice Novecento.