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Manoscritto di un prigioniero

Carlo Bini

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Edizioni Aurora Boreale img Link Publisher

Sachbuch / Biographien, Autobiographien

Beschreibung

Carlo Bini (1806-1842) é stato uno scrittore, patriota e Libero Muratore livornese, legato a Giuseppe Mazzini e alla Giovine Italia.
Nato nella città labronica il 1º Dicembre del 1806, dopo aver frequentato il Collegio dei Barnabiti, dove strinse amicizia con Francesco Domenico Guerrazzi, dovette poi lasciare la scuola in seguito a problemi economici della famiglia che lo costrinsero alla carriera di commerciante (lavorò con il padre nel suo banco di grani e cereali) e a continuare i suoi studi da autodidatta. A quel tempo si vide inoltre costretto a rinunciare, per via della ferma e irremovibile opposizione del padre, che lo voleva accanto a sé nell’attività di famiglia, a un posto di studio che aveva vinto per concorso presso l'Accademia di Pisa. La rinuncia pesò assai al Bini, che ancora molti anni dopo, in una sua famosa lettera (Camaiore, 28 Luglio 1836), ricordò al padre «il sacrificio doloroso».
Con l’inseparabile amico Guerrazzi fondò il celebre giornale politico-letterario L'indicatore Livornese che i due diressero insieme fino al 1830 per poi venire arrestati tre anni dopo dalle autorità granducali lorenesi a causa dei rapporti che li legavano a Mazzini, alla Carboneria e alla Giovine Italia. É proprio nel carcere di Portoferraio, sull’isola d’Elba, in cui rimase confinato dal Settembre al Dicembre 1833, che Bini scrisse Il Forte della Stella, un dialogo che deve il suo titolo al nome stesso della prigione, e il Manoscritto di un prigioniero. In quest’ultima opera, ritenuta la sua principale, appartenente a quel ciclo di testi inseriti nella memorialistica risorgimentale, Bini portò avanti una riflessione sulle ingiustizie presenti nella società e sulla situazione umana. Si tratta di un testo ricco di digressioni filosofiche che mette bene in luce il carattere irrequieto e chiarisce la fisionomia del romanticismo del Bini, oscillante fra ironia e sentimentalismo. In esso, con un linguaggio schietto e lineare, l’autore tocca vari generi: il romanzo, l’autobiografia, il dialogo politico, il saggio sociologico e il dialogo drammatico. Fu, per l’epoca, uno scritto rivoluzionario per la presenza del tema della rivendicazione dei diritti dei poveri al fine di raggiungere la tanto auspicata uguaglianza sociale.
Altre sue opere furono le Lettere all'Adele, epistole scritte per l'amata Adele Perfetti, e gli Scritti editi e postumi, pubblicati nel 1843 e caratterizzati dalla prefazione Ai giovani scritta da Mazzini.
Adele Perfetti Witts, proveniente da una famiglia della ricca borghesia commerciale, ebbe un ruolo determinante nella vita di Carlo Bini. La passione per la donna lo allontanò dalla politica, e la sua morte, avvenuta nel 1838 (appena un anno dopo l'inizio della relazione), lo gettò nel più profondo sconforto, suscitando lo sdegno di Guerrazzi, che, dopo la morte dello scrittore, non mancò di accusarlo di debolezza morale.
Carlo Bini morì a Carrara il 12 Novembre 1842 ad appena trentasei anni, stroncato da un colpo apoplettico. La sua salma riposa nel Famedio del Santuario di Montenero, a Livorno.
Se da un lato ci fu la stroncatura postuma del Guerrazzi, dall'altro, dopo la sua morte, Bini fu invece rivalutato dal giudizio di Giuseppe Mazzini, che scrisse una premessa anonima all’edizione delle opere dello scrittore, parlando di una «santa anima alla quale Dio aveva elargito tanto tesoro d'amore da benedire un’intera generazione».

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