Il cavalier Mostardo
Antonio Beltramelli
* Affiliatelinks/Werbelinks
Links auf reinlesen.de sind sogenannte Affiliate-Links. Wenn du auf so einen Affiliate-Link klickst und über diesen Link einkaufst, bekommt reinlesen.de von dem betreffenden Online-Shop oder Anbieter eine Provision. Für dich verändert sich der Preis nicht.
Belletristik/Erzählende Literatur
Beschreibung
Antonio Beltramelli (Forlì, 11 gennaio 1879 – Roma, 15 marzo 1930) è stato uno scrittore e giornalista italiano. Beltramelli è stato un autore molto prolifico e di grande successo nella prima metà del Novecento. E tenacemente legato al filone di ispirazione romagnola. Noti sono anche i suoi resoconti di viaggio, come ad esempio quello sul Gargano. Ha scritto numerose raccolte di novelle, a partire dal 1904 con Anna Perenna, in seguito racchiuse in un unico volume ( Le novelle, Mondadori, 1941), e vari romanzi, come Gli uomini rossi (1904), L’ombra del mandorlo (1920) e Il cavalier Mostardo (1921). Non mancano, poi, raccolte di poesie, come Solecchio (1916) e apprezzati libri per l’infanzia, come Le gaia farandole (1909) e Le confidenze della piccola Supplizio (1923). Beltramelli ha composto anche dei suggestivi libri di viaggio, che sono stati riproposti alla fine del XX secolo, per la loro capacità di unire realismo e lirismo in una perfetta sintesi. È il caso di Da Comacchio ad Argenta. Le lagune e le bocche del Po (1905 e 1994) e Il Gargano (1907 e 2006), inclusi originariamente nella collana Italia Artistica dell’Istituto italiano d’Arti grafiche di Bergamo, diretta da Corrado Ricci. Dello stesso 1907 è Ravenna la taciturna, mentre del 1911 è Il diario di un viandante, in cui si spazia dall’Africa settentrionale alle terre nordiche. Sensibile alla lezione di D’Annunzio, Beltramelli non fu tenero con i suoi conterranei romagnoli, descrivendo, in romanzi e racconti, un mondo popolato da personaggi primitivi, chiusi, ancora estranei alla modernità, dove la forza prende il posto della legge. Era una Romagna per molti aspetti mitica, che restò sempre nel suo cuore di scrittore. Parlerà dei forlivesi come di una “borghesia rimminchionita”, capace solo “di impiegare il tempo fra i tavoli di un caffè e le chiuse stanze di un circolo”. Nel 1929 pubblicò con Filippo Tommaso Marinetti ed altri collaboratori il romanzo a più mani Lo zar non è morto, firmandolo come I Die