A la faggeta
Anna Vertua Gentile
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Belletristik/Erzählende Literatur
Beschreibung
Il paese, grosso, se si tien conto delle molte frazioncelle sparse, piccolo, se si guarda alle poche case raggruppate intorno alla chiesa parrocchiale, lo chiamano così per via dei faggi, che si innalzano diritti, ramosi e fitti da formare una boscaglia, nel largo rispiano a mezza costa della montagna, a un quarto d’ora appena dalla verde zona de’ pascoli.
E’ paese che si sveglia tardi dal sonno invernale; ma gode d’una estate così fresca, così verde, pittoresca e maestosa per la veduta del lago sottoposto e della superba corona di monti che lo cingono in torno, che, ai primi disgeli, i villeggianti vi accorrono ad abitare le palazzine disseminate nel bosco, sopra i grandi massi sporgenti, nelle tranquille insenature.
Vi accorrono stanchi dell’affannosa vita cittadina, smaniosi di quiete verde e sana. E per tre mesi, respirano l’aria vibrata della costa boscosa, bevono acqua pura e latte profumato, si divertono ritrovandosi in date ore del giorno, riunendosi per gite, escursioni, serate e balli.
Poi, a la prima nevata d’ottobre, ai primi soffi gelati della vallata, come un volo di rondini, lasciano il nido estivo e tornano in città.
Partono alla spicciolata; una famiglia oggi, un’altra domani; e si lasciano con un affettuoso arrivederci; perché si ritroveranno in città.
Quell’anno, per la metà di ottobre, già nevoso e freddo, le palazzine sparse erano tutte chiuse; meno una. Una casetta svizzera, piccolina, civettuola, che si sarebbe detto un balocco creato da una fantasia gentile e buttato dal capriccio in vetta d’un poggio, sorgente bizzarro nella valle, fra le montagne alte, ripide, imponenti
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