Chi paga il terrore
Elisabetta Tramonto, Elisabetta Tramonto, Matteo Cavallito, et al.
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Sozialwissenschaften, Recht, Wirtschaft / Einzelne Wirtschaftszweige, Branchen
Beschreibung
Valori di giugno arriva con un dossier che stana i veri sostenitori delle reti del terrorismo internazionale.Che con donazioni, droga e sequestri; tasse, petrolio e crowdfunding si finanzia nei modi più disparati, costituendo organizzazioni con bilanci a nove zeri, multinazionali ben organizzate e supportate dalle banche, islamiche e non. Soggetti finanziari perfettamente integrati che fanno volentieri affari con chi predica e pratica il terrore, e si sommano ai canali illegali e alle imposizioni violente nei territori governati da Daesh (il califfato nero o sedicente Stato islamico). Commercianti di beni e materie prime, in armi (tutti i traffici in una mappa sull’Africa) e petrolio, speculatori su titoli azionari per cui banche e governi “democratici” chiudono entrambi gli occhi, mentre nei consessi internazionali dichiarano che la guerra al terrore di Isis & Co. è la priorità.E però, dai finanziatori che fanno volentieri affari con chi predica e pratica il terrore, nella sezione di finanza etica, vi raccontiamo chi la mette in pratica, per interesse o per vocazione. Ad esempio il disinvestimento dalle fonti fossili, breccia sempre più ampia nei grandi portafogli azionari, grazie al boom delle rinnovabili e alla crisi dei prezzi del petrolio che mette all’angolo le grandi compagnie oil & gas. E proprio a proposito di fonti energetiche pulite scoprirete come gli investimenti stiano fioccando nei Paesi capaci di garantire minor burocrazia, certezza normativa e stabilità politica. Qualcuno dovrebbe pensarci anche in Italia, dove Eni, la nostra maggiore impresa del settore, soffre parecchio l’assenza dell’azionista pubblico. In chiusura anche un viaggio di avvicinamento al prossimo voto per eleggere il nuovo cda di Banca Etica, con le voci dei protagonisti.Economia solidale torna dopo qualche tempo a occuparsi di microcredito. Ma quello che per qualcuno era sembrato la panacea contro la povertà in Bangladesh mostra grandi crepe, e – per fortuna – anche nuove soluzioni. Valori, tra i pochi a non nascondere mai le criticità del comparto (scaricate il giornale di marzo 2011 in pdf), approfondisce la via d’uscita di un nuovo approccio collettivo. E poi tracciamo un bilancio delle attività di riciclo del PET, coi numeri fermi da vent’anni e in grande attesa di una maggiore autonomia, e dei rifiuti plastici, tra tante ombre sui conti in rosso e grandi prospettive di sviluppo.E infine, credendo nel progetto di un’Europa davvero unita, le pagine di internazionale non potevano che occuparsi innanzitutto di Brexit e dei mal di pancia economici e sociali d’Oltremanica. I sondaggi sull’esito del referendum britannico sono incerti e il premier Cameron li sta usando per ottenere molto dalla Ue. Ma mentre si promettono grazie e sconti agli inglesi per rimanere, cresce l’economia del filo spinato contro i migranti. Miliardi investiti in muri e controlli mentre manca una politica comune e lungimirante.