Ci giochiamo il futuro
Andrea Barolini, Paola Baiocchi, Hervè Kempf, et al.
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Sozialwissenschaften, Recht, Wirtschaft / Einzelne Wirtschaftszweige, Branchen
Beschreibung
Valori di novembre è un numero un po’ speciale, “a tutto clima“.Nel dossier di copertina leggerete tutto quello che avreste voluto sapere sulla ormai prossima Conference of the parties sul clima, ovvero Cop21, che porterà a Parigi decine di Paesi del mondo, ciascuno con i propri impegni per ridurre il riscaldamento globale. Obbiettivo arduo ma non rinviabile è un accordo finale, che però difficilmente garantirà di mantenere entro i 2C° sperati l’aumento delle temperature sulla Terra. Per la prima volta Usa e Cina sembrano intenzionate a negoziare davvero una riduzione delle emissioni di CO2 ma a contare saranno in tanti, nel segno della multipolarità. E nelle stanze dei bottoni risuonerà forte, questa volta, la voce di protagonisti inediti come la società civile, i costi della disuguaglianza e delle disparità. Certo ogni Nazione punterà a pagare il conto del proprio sviluppo meno caro possibile, giocando al ribasso sulle promesse: e per questo Valori mette tutto questo in fila sulla mappa, perché le responsabilità sul futuro dell’umanità siano ben chiare.Un numero particolare, quasi monografico, che vi svela le molte facce dei temi climatici e ambientali, magari aspettando di partecipare alla grande manifestazione di Roma del 29 novembre.Dal punto di vista della finanza etica, ad esempio, non si può ignorare che le fonti fossili di energia (petrolio e suoi derivati in primis) ricevono ancora aiuti pubblici pesanti e insostenibili per la collettività. Una situazione inaccettabile e da sovvertire, considerando poi il flop globale del carbon market, cioè il mercato dei crediti di carbonio, che avrebbe dovuto invece stimolare un’industria più ecocompatibile, facendo pagare i pervicaci emettitori di CO2. E mentre una sua ipotesi di riforma langue, per fortuna è cresciuto del 1080% negli ultimi due anni il collocamento sul mercato delle obbligazioni verdi (o green bond). Tradotto: si investe di più pensando all’ambiente, puntando su settori come le rinnovabili e la tutela forestale.Non solo bad news, quindi, e addirittura buone notizie dall’economia solidale. Dove proprio il flop del carbon market ufficiale diventa un'occasione per i protagonisti del commercio equo: il circuito Fairtrade esplora nuove frontiere e lancia i suoi crediti di carbonio solidali, che premiano le aziende promotrici dei progetti più green. Niente a che vedere, purtroppo, con i 7 milioni di vite umane e i miliardi di dollari che l’aria inquinata costa ogni anno all’umanità, in nome di uno sviluppo che genera riscaldamento globale ed eventi climatici estremi. E anche l’Italia ci mette del suo, se tra i 24 Stati mediterranei è al terzo posto per l’eccessivo utilizzo di risorse naturali. Ah!, se tutti pensassero a fare del Pianeta una enorme transition town... Anche perché Rob Hopkins e i suoi discepoli sembrano portare la transizione low carbon avanti piano. Mentre la tecnologia corre veloce, a suon di brevetti ecocompatibili, aprendo grandi prospettive.Eccoci così giunti, alla fine del giornale, quando arriva internazionale per allargare ulteriormente l’orizzonte. Innanzitutto siamo andati a caccia di quelli che... l’effetto serra è falso: ricercatori, associazioni e fondazioni finanziate dai soliti noti delle energie fossili e – pensate un po’! - dall’industria del tabacco. Giganti oscurantisti che se la devono vedere coi crociati anti-carbone degli Atolli del Pacifico, a rischio di venire sfrattati dall’innalzamento dei mari. E chiudiamo in bellezza con i 169 (!) obiettivi Onu di Sviluppo sostenibile: belli, giusti ma irrealistici; e una storia olandese edificante: il tribunale dell’Aja ha condannato il governo – chiamato in causa dai cittadini – per la scarsa incisività delle azioni contro i gas serra.Ci proviamo anche noi?