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Cento anni di Jazz a Modena

Storia di una musica e dei suoi musicisti

Roberto Franchini

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Sachbuch / Jazz, Blues

Beschreibung

Esce la prima storia del jazz a Modena: cento anni di musica, ritmo e improvvisazione prendono corpo in una narrazione fluida e ammiccante, frutto tuttavia di una imponente ricerca senza precedenti. E' uno di quei libri che avrebbe, infatti, tutte le caratteristiche dell’opera monumentale: più di millecinquecento musicisti citati e censiti, centinaia di eventi ricordati e tornati alla luce dalle pagine di riviste, periodici, opuscoli e cronache; storie di musica intrecciate a storie di vita, di società, di costume; vicende locali, nazionali, mondiali: brandelli di vita e note che per un secolo hanno dato significato, a Modena, a quella forma musicale comunemente definita “jazz”. Il jazz arrivò a Modena negli anni Venti del Novecento e fu subito amore al primo suono: il successo del jazz è legato alla sua natura nel periodo tra le due guerre, perché il jazz era musica da ballo e musica da intrattenimento, e proprio ballo e intrattenimento erano passatempi amatissimi dai modenesi (diciamo pure, anche dagli italiani). Un amore che attraversava tutte le classi sociali, almeno quelle che potevano permettersi i soldi per un biglietto di entrata, e che era superato solo dalla passione per il cinematografo. Come ha scritto Adriano Mazzoletti “Il jazz era di moda. Forse più la parola che la musica. Se, prima del 1924, la stampa aveva indirizzato frecciate verso la musica americana, dopo il 1924 vi fu un’inversione di marcia. Il regime fascista non si era ancora espresso su di essa: veniva considerata musica da ballo e basta e il ballo era di gran moda presso i gerarchi”. A Modena, seppelliti i morti della Prima Guerra Mondiale e assorbita l’ascesa al potere del fascismo, la borghesia voleva solo divertirsi, come accade quasi sempre e quasi ovunque nel mondo. Veglioni danzanti, ma anche matinée e pomeriggi musicali, sono organizzati dal Circolo della Stampa, dalla società Panaro, dalla neonata Canottieri, dal Dopolavoro Impiegati o da quello Ferrovieri, al Club Azzurro, a Palazzo Solmi, all’hotel Regina e al nuovo cinema Giardini. E, soprattutto, al Tersicore, che sorgeva in via Malmusi, dove fu rimpiazzato nel secondo dopoguerra dal cinema Olympia, dopo una totale ristrutturazione. Il libro di Roberto Franchini racconta le vicende di questa musica e dei suoi musicisti lungo l’arco di cento anni, arrivando fino ai nostri giorni. Nella prima parte, lo fa seguendo la corrente dei decenni, dalla fine della Prima Guerra Mondiale sino agli anni Novanta: vi si trovano le orchestre che accompagnavano le compagnie di varietà e di avanspettacolo sul palcoscenico del teatro Storchi, i musicisti italiani più popolari, come Gorni Kramer e Cosimo Di Ceglie, gli artisti stranieri che facevano tappa in città nei loro tour. Nella memoria degli appassionati e nelle cronache giornalistiche rimane una traccia indelebile del concerto di Louis Armstrong domenica 18 dicembre al Comunale di Modena, ma la città aveva ospitato un anno prima un festival italiano, che aveva visto esibirsi i migliori artisti tricolori. Nel libro scorrono i nomi di Earl Hines, Chet Baker, Lionel Hampton, Gerry Mulligan, Herbie Hancock, Gil Evans, fino a Keith Jarrett e Ornette Coleman. “Mi sono permesso parecchie divagazioni, - afferma l’autore -soprattutto sulla cultura e lo spettacolo a Modena. Per raccontare il jazz a Modena ho dovuto raccontare, certo velocemente, i balli e i locali per ballare, le feste danzanti e i ritrovi popolari. Ho dovuto rievocare spesso il varietà e l’avanspettacolo, ho accennato ai grandi solisti di musica classica e alle orchestre più importanti che avevano in ostaggio il palcoscenico del teatro Comunale, poi militarizzato dalla prosa. Soprattutto, ho raccontato come il jazz sia stato sul punto di divenire la musica dei giovani ma sia stato bruciato in velocità dal rock and roll e da tutto ciò che è venuto dopo: a Modena è una mutazione che si consuma tutta nell’arco di otto anni, dal concerto di Armstrong al Teatro Comunale nel dicembre del 1955 a quello di Adriano Celentano del 1963, al palasport di viale Molza”. Nella seconda parte del volume sono presentati capitoli dedicati a luoghi, festival, tematiche e iniziative degli ultimi vent’anni, quali il teatro Comunale, il festival di Vignola Jazz in ‘It, il luminoso periodo del Baluardo, la rassegna Le vie dei suoni sull’Appennino, l’attività del Modena Jazz Club. Due capitoli sono dedicati al pianista Pippo Casarini e alla New Emily Jazz Orchestra; completa il tutto un piccolo dizionario biografico di alcuni degli artisti oggi in attività. Il libro è arricchito da più di cento immagini, in bianco e nero e a colori, di musicisti, concerti, manifesti, locandine, cartoline promozionali degli artisti; molte di queste immagini sono rare o poco viste, di particolare interesse sono alcuni disegni di Mario Molinari, pubblicati negli anni Trenta sulla Settimana Modenese.

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