Clelia
Giuseppe Garibaldi
* Affiliatelinks/Werbelinks
Links auf reinlesen.de sind sogenannte Affiliate-Links. Wenn du auf so einen Affiliate-Link klickst und über diesen Link einkaufst, bekommt reinlesen.de von dem betreffenden Online-Shop oder Anbieter eine Provision. Für dich verändert sich der Preis nicht.
Belletristik / Essays, Feuilleton, Literaturkritik, Interviews
Beschreibung
Clelia, ovvero il governo dei preti, scritto all’indomani della battaglia di Mentana (1867) e pubblicato nel 1870, è un vero e proprio
pamphlet anticlericale.
Il romanzo, ambientato nella Roma dei papi, procede lungo due piani diversi ma intrecciati fra loro. Uno, di pura invenzione letteraria, vede al centro la popolana romana Clelia insidiata da un alto prelato, il cardinale Procopio; l’altro consiste nella precisa ricostruzione dell’insurrezione del 1867 e degli episodi ad essa connessi (attentato alla caserma Serristori, la morte a villa Glori dei fratelli Cairoli, la presa di Monterotondo e lo scontro decisivo).
Garibaldi indica, senza mezzi termini, nel “governo dei preti” una fonte perpetua di dispotismo e di freno allo svecchiamento e alla laicizzazione della società. Il testo, anche se la penna non è di sicuro l’arma con la quale il celebre generale ha più dimestichezza, ci permette di scoprire un Garibaldi diverso, meno noto e di andare, parafrasando una celebre dicotomia, oltre l’azione per conoscerne il pensiero.
Giuseppe Garibaldi nasce a Nizza il 4 luglio 1807.
Autodidatta e marinaio, in seguito all’incontro con Mazzini intraprende il suo percorso di patriota. Partecipa nel 1834 al tentativo fallimentare di far sollevare la Savoia, quindi si trasferisce in Sud America dove combatte nelle locali guerre di liberazione, guadagnandosi l’appellativo di “eroe dei due mondi”. In Brasile conosce la giovane Ana (per lui Anita), che presto diventerà sua moglie. Nel 1848 rientra in Italia e prende parte alla fondamentale esperienza della Repubblica romana, glorioso preambolo di quella che sarà la Comune di Parigi (1871). Di nuovo in esilio viaggia a lungo per poi fare infine ritorno in Italia. Nel 1860 guida con successo la famosa impresa dei Mille, liberando il Sud d’Italia dal regime borbonico. Prende parte nel 1866 alla III guerra d’indipendenza e successivamente tenta la liberazione di Roma, ma a Mentana (ultimo episodio dell’epopea risorgimentale) viene sconfitto. Alla vita militare affianca quella politica (nel 1874 è eletto deputato) e la scrittura.
Muore a Caprera il 2 giugno 1882.