L’umana risorsa
Gianpiero Bessone
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Belletristik/Erzählende Literatur
Beschreibung
La raccolta di brevi racconti - interrotta a tratti da elementari minima moralia e da inserti dell’autore - trova la sua genesi nell’intento di raffigurare ritratti inconsueti della diversità, colti in un ambiente sociale quale quello dell’industria automotive, a cavallo dei due secoli. In questo periodo l’anelito organizzativo alla standardizzazione e alla normalizzazione dei comportamenti e delle risorse forse ha trovato la massima espressione, sintetizzata nei manuali e nelle prassi di gestione aziendale. Lo scopo della narrazione è quello di ricordare e di riproporre, in controtendenza, il ruolo della risorsa umana nei sistemi industriali spingendosi alla esplorazione dei valori celati tra le pieghe dei singoli caratteri. Si tratta di una stringata collazione di episodi e di tratti individuali di persone e di fatti, verosimilmente ispirata alla vita reale ancorché romanzata. La irregolarità che è il tratto caratteristico di ogni essere umano, va scovata e compresa - persino in ottica egoistica e utilitaristica - a partire da noi stessi, per estendere la curiosità scevra di giudizio e quanto più onesta sia possibile, a coloro che sono il nostro sociale in ambiente lavorativo. Si alternano disgraziati e manager, storie di successo e di insuccesso, umanità confusa e sistemata negli strati verticali dell’alveare della convivenza industriale, simulacro della società civile. Comprare, affittare, la persona dal collo in giù simulando modernamente un illuminato interesse alle sue potenzialità e disponibilità umane, è una operazione perdente, ogni volta che si traduce in procedure e modelli di sintesi. L’esperienza di un direttore delle risorse umane che ha speso quasi quarant’anni nelle realtà industriali, sembra prestarsi allo scopo, per la disponibilità di una platea di soggetti e vite, non soltanto retribuiti. Ogni episodio è descritto con un taglio “trasversale”, forse irrequieto, da cui emerge un bassorilievo di attori involontari, più illuminati e ora visibili nel loro intimo esistere. Il libro non ha un vero principio e neppure una fine, da cui evincere una morale, un epilogo, ma lascia in sospeso il pensiero, forse per consegnare una sensazione globale, un sapore indistinto che ogni lettore può elaborare secondo la propria attitudine. Infine, il linguaggio narrativo è talvolta ostico, complesso, articolato, forse alto, con la presunzione di un uso metalinguistico della lingua, in cui il suono e il ritmo sono parte integrante, sono sottofondo musicale di ogni pagina. È necessario entrare nello stile dell’autore, metabolizzare le prime pagine, per desistere dal prepotente impulso di rinunciare a proseguire la lettura delle pagine successive.